ARTICOLO PUBBLICATO NEL NUMERO 13 Febbraio 2004
MAGICO ENDINE (BG)
2-3-4-5/Ottobre/2003
E’ il lago dei miracoli, noto soprattutto per la taglia delle carpe che Vi abitano. Però indipendentemente dagli esiti della pescata, Endine merita di essere visitato. Ciao Amici! Se state pensando di dover leggere il reportage di una coppia di carpisti che ha avuto delle catture interessanti vi state sbagliando di grosso….Siamo invece una delle poche coppie che in quel di Endine è riuscita a fare….un favoloso cappotto! Eravamo partiti io ed il mio “socio” (ovviamente il mio ragazzo Massimo) con l’idea di scrivere della nostra avventura all’Enduro organizzato del Club di Rudiano nei giorni 2/3/4/5 Ottobre (la 7^ Maratona Benefica C.F.I. 2003). E’ purtroppo vizio o difetto di ogni carpista il partire convinto ed illuso di riuscire a catturare la carpa dei sogni (è comunque lo spirito giusto per intraprendere una sessione di pesca), soprattutto in un lago fantastico come questo che regala emozioni a dir poco intense. E quando dico intense, credetemi non è roba di tutti i giorni essere parte di uno scenario di questo genere: le montagne che circondano il lago, le sue sponde che cambiano repentinamente aspetto, i fitti canneti, le fronde degli alberi che si tuffano nelle acque, i porticcioli di legno che sembrano sostenuti dalle ninfee che regnano sovrane ad Endine, i prati inglesi degli alberghi sulle rive, il sinistro e silenzioso aspetto dei riservini. Da qualsiasi posizione lo si guardi il lago, si resta affascinantidalla sua natura. La nostra avventura comunque incomincia un po’ di giorni prima della partenza, i preparativi (lo sappiamo tutti) sono forse la parte più impegnativa dell’impresa. E corri al supermercato a fare le spese delle cibarie…”Non dimenticarti di comprare i rullini per la macchina fotografica”… “5 rullini bastano?” E certo, i cigni meritano sempre qualche foto… in mancanza di altro! La sera ci si rintana in garage a fare i piccoli stregoni specializzati in alchimia, per poi passare alla cucina a vapore… e il gatto che miagola fuori dal portoncino del garage…”Se non posso mangiarmi le carpe almeno datemi qualcuna di queste profumatissime palline!”. Arriva finalmente il giorno o meglio la “notte” della partenza: giovedì 2 Ottobre, ore 03,30. Pioviggina, il cielo è leggermente coperto, non promette niente di buono; la temperatura non è però fredda. Dopo un paio di soste in autostrada per la meritata colazione e dopo “solo” 250 km. Circa di percorrenza, arriviamo al sospirato casello: uscita Grumello…ci sentiamo ormai in terra promessa! Ultima colazione ormai di rito nel nostro affezionato bar di Casazza e via verso il lago. Arriviamo puntuali (strano ma vero) alla Casa del Pescatore per il sorteggio delle postazioni. Troviamo Mr. Benuzzi e tanti volti ormai a noi conosciuti, dei fedeli carpisti di Endine. Quest’anno però noto chel’ interesse per il lago deve essere cresciuto di un bel po’, infatti le coppie di carpisti mi sembrano raddoppiate rispetto all’anno scorso. Al sorteggio dei posti la fortuna ci sembra sorridere; postazione numero 12… Mogno-Zennaro! Sii! E vai! Questa volta siamo sopra! Ultimamente le carpe sono su! Al termine del sorteggio ci regalano due carpa spallette portafortuna e 2 confezioni di boiles… speriamo porti bene. Gli organizzatori ci aspettano domenica per la premiazione, nonché per la lotteria ed il pranzo da loro offerto. Salutiamo i nostri amici e ci avviamo verso la nostra postazione di pesca, il n° 12 si trova sulla parte superiore del lago sulla costa nord ovest. Il comune è quello di Endine ed in pratica ci troviamo sulla proprietà del Bar Spiaggia, sulla riva dove vengono attraccati i pedalò. Siamo elettrizzati, Dicono che è una delle postazioni più generose ed infatti all’interno del Bar sono esposte delle foto ricordo delle carpe più grosse catturate da dieci anni a questa parte (24 Kg nel ’95 e, a parte le altre, la “bellezza” di 31 Kg presa a maggio di quest’anno). Mamma mia non mi sembra vero, potremmo prenderla pure noi… ma potremmo pure non prendere niente! C’è lo sbalzo d’umore che un po’ ci fa male. Dall’estrema felicità per essere stati fortunati nel sorteggio al pensiero più triste, quello di tornare a casa per l’ennesima volta a mani vuote dopo tanti sacrifici. Forse è anche la stanchezza che ci porta ad essere malinconici, il viaggio, le sole due ore dormite la notte ed il lavoro del giorno prima. Comunque vada dobbiamo solo pensare che siamo nel nostro lago, quello di Endine, che suscita in noi sempre emozioni forti; a parte la natura le persone sempre così cordiali, credo sia soprattutto la difficoltà nel pescare, viste le poche… ma enormi carpe che ci abitano. Cominciamo a scaricare il camion, con il gentil permesso dei gestori del bar, infatti il nostro posto si trova al di là di un ponticello di legno. Ci avviamo con i preparativi della postazione; tenda, bivvy, (da utilizzare questa volta come ripostiglio), rod-pods e via di seguito. Due panini al volo per pranzo, tanta è la voglia di uscire con il pedalò a scandagliare il lago e posizionare i segnalini (rigorosamente in polistirolo fai-da-te, visto l’interesse di molti pescatori per le tradizionali boe giallo/arancio). Dopo aver sistemato il tutto, in un momento di tregua, ci rendiamo conto di aver anche sbagliato postazione! Il numero 12 è un po’ più in là, sotto un pino enorme e veramente suggestivo, sembra un sotto bosco con un’aperturatra i canneti che porta sul lago… no comment! Telefoniamo agli organizzatori e ci dicono di rimanere pure dove siamo, tanto non diamo disturbo agli altri (e comunque non prenderemo neanche niente, aggiungo io!). I giorni di gara si susseguono velocemente, siamo sempre indaffarati a uscire con pedalò per studiare al meglio il lago con l’ecoscandaglio e per pasturare i nostri spot. Uscivamo due volte al giorno, anche per portare le canne dove i nostri lanci non arrivavano e dove pensavamo aver trovato delle postazioni strategiche; mi resterà sempre impresso un albero vecchio e secco che per il suo aspetto così tetro attirò la nostra attenzione durante un’uscita in pedalò. Era talmente brutto, con i rami secchi ed attorcigliati che si tuffavano in acqua. Ci guardammo e sorridendo ci capimmo al volo; ”E il nostro albero!” Ridendo come bambini, come per aver scoperto un tesoro, buttammo di qua e di là manciate di mais fioccato e pellets, calammo la lenza e, facendogli fare un giro assurdo per evitare ninfee, portammo la canna a riva per sistemarla sul rod-pod. E così tra le uscite in pedalò, le rocambolesche lotte crepuscolari e notturne con i roditori del posto (topi a volontà) e le visite di carpisti locali che c’incoraggiavano, dandoci informazioni sul lago e raccontandoci delle loro bellissime catture (22-26-28 Kg…abbiamo conosciuto anche il ragazzo detentore della 31Kg), le nostre giornate sono passate senza che ce ne accorgessimo. Arriva la notte tra sabato e domenica. Non si riesce a dormire bene questa notte…tutti quelli che abbiamo contattato o incontrato continuano a dire…: Non preoccupatevi, è l’ultima notte quella che conta…”E’ proprio questo il problema, è l’ultima notte ed ancora niente! Il bello della diretta è che stà piovendo a dirotto e da dentro la tenda , oltre al belare delle pecore (che è da tre giorni che non ne dedo ma le sento…sembra siano nascoste dietro la tenda!), si sente il vento che accentua ancor di più l’aria cupa. Si sentono un sacco di bip…sarà il vento o la nostra fantasia… Sarebbe bello prenderla, rafforzerebbe ancor di più il sentimento che ci lega a questi posti, bellissimi per il fattore estetico e maledetti per i continui cappotti che continuano a regalarci. C’è l’amaro in bocca, ma credo sia anche per il dispiacere di andar via, dopotutto è stata anche una bella e rilassante vacanza. Arriva mattina e… piove a più non posso! Mai vista una roba del genere, bisogna smontare tutto sotto il diluvio universale. Ci camuffiamo da nostromi e su le maniche…se vi dico che mi è piaciuto lavorare sotto la pioggia mi prendete per matta? Una volta tanto può essere anche una bella sensazione, alla fine ero distrutta ma contenta. Finito il trasloco dalla postazione al camion, dobbiamo correre da Mr. Benuzzi che ci aspetta per la premiazione ed il “buffet”. Devo ringraziarlo, e ringrazio davvero tutti i presenti alla Casa del Pescatore, perché quando sono entrata nel salone mi hanno accolta con un applauso che vi giuro mi resterà nel cuore per tutta la vita: l’anno dedicato alla “carpista italiana dell’enduro” e mi sono tremate le ginocchia! Abbiamo ricevuto anche un sacco di premi per la partecipazione, oltre a libri e riviste che parlano del lago, anche una forma di formaggio locale, altre boiles e dei portachiavi che ricordano l’Enduro. GENTE! E’ stata un’esperienza indimenticabile, spero di non avervi annoiato con questo mio racconto: non abbiamo preso niente, ma abbiamo tutto nel cuore e credo che molti di voi si siano immedesimati in me. I sentimenti che nascono dentro di noi quando la pescata finisce con un cappotto sicuramente sono comuni a tutti, ma…un cappotto regalato da Endine è un invito a continuare la sfida. Alla prossima Endine! AnnaZennaro
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